Castello dei Ventimiglia
Ultima modifica 17 ottobre 2024
Sopra una massiccia roccia basaltica, alle cui pendici ferve l’operosità degli abitanti di Geraci, si rinvengono le antiche e gloriose vestigia del “Maniero” di Geraci. La costruzione fu ritenuta la prima difesa occidentale della vasta Contea.
La località è privilegiata per la sua posizione topografica inaccessibile.
Dai lati Nord-Est e Sud il “maniero” era difeso dalla natura, e nei punti in cui la roccia presentava qualche debolezza strategica, si venne a rimediare con alcune opere murarie, al fine di rendere inespugnabile la “Rocca”.
Dal lato Ovest “il sentiero si apriva pel declive” fino a giungere “sulla spianata dinanzi al ponte levatoio” che una volta tirato lasciava aperto il baratro del fossato.
Dal punto di vista tecnico-militare la fortezza di Geraci si imponeva per la poderosa struttura e resistenza che la rendeva inattaccabile.
All’interno gli ambienti avevano una distribuzione ed una collocazione militaresca, priva di lusso. Ospitava molte guarnigioni ed era preparata a resistere a lunghi assalti. L’area a pianta irregolare seguiva le ineguaglianze della roccia. I servizi si disimpegnavano nel sottosuolo ove erano conservate le provviste alimentari, le cisterne di riserva dell’acqua e le prigioni.
Al pianterreno c’erano le scuderie, le cucine, le sale delle armi, i forni, i locali per i Vassalli e armigeri e le feritoie sui muri per i tiratori.
Il piano sovrastante era adibito a residenza della famiglia del Conte, sede dei servizi amministrativi, dei Consigli di coordinamento e dei piani logistici. La merlatura coronava l’edificio. L’unico punto vulnerabile era costituito dal lato del fossato.
Nella corte c’era una porticina dalla quale si giungeva per un corridoio segreto sul fossato, risalito il quale si arrivava sulla spianata del Castello; un altro sotterraneo conduceva alla Chiesa di S.Bartolomeo fuori le mura, seguendo i capricci della roccia. In fondo si trovava una cisterna d’acqua.
E’ molto probabile che sia stato costruito dai greco-bizantini, una finestra moresca testimonia il segno dell’Impero musulmano; vennero poi i Normanni che lo trasformarono ai bisogni della guerra. Con gli Aragonesi e i Ventimiglia divenne una vera e propria fortezza militare. E’ di quel periodo la chiusura del perimetro urbano con delle grandi porte nei punti: “Porticella Superiore, Porticella Mediana, Porticella Inferiore, Porta Baciamano, Porta Santa Maria”. Ancora oggi se ne possono intravedere i segni.
Nell’840 la Rocca di Geraci capitolò al feroce Emiro “Ibni Timna” il quale ampliò e modificò la fortezza.
Nel 1062 il Normanno Ruggero I espugnò la città di Geraci e la diede in vassallaggio al nipote “Serlone”.
Nel 1169 il Conte Ruggero da Creone, accrebbe i mezzi di difesa della Rocca.
Nel 1269 la “Rocca” di Geraci riappare negli annali bellici.
Ridottasi in frantumi la dinastia sveva, in seguito alle sconfitte subite da Manfredi sul Garigliano (1266) e da Corradino a Tagliacozzo (1268), i partigiani siciliani tentarono di ostacolare gli Angioini, ma non valse a nulla. Carlo d’Angiò preso il sopravvento spazzò via i partigiani e tra questi Arrigo Ventimiglia, il quale venne spodestato nel 1269, dopo un tenace assedio degli Angioini alla fortezza di Geraci.
Nel 1337, Francesco I Ventimiglia venne accusato di tradimento per essersi rifiutato di prendere parte ai Parlamenti indetti dal re. Questi aizzato dai Chiaramonte e dai Palizzi, acerrimi nemici dei Ventimiglia, assediò la “Rocca” di Geraci che capitolò, grazie ai Geracesi che non volendo partecipare alla battaglia, aprirono le porte della città alle truppe assedianti. ( la porta , da dove entrarono gli assedianti fu detta “Porta Baciamano”, proprio perchè i Geracesi si inginocchiarono davanti al re baciandogli la mano in segno di sottomissione). Il Conte cercando di mettersi in salvo perse la vita. L’episodio della morte non è molto chiaro. Alcuni dicono che si è gettato dalla rupe (oggi vicolo Mandolilla) con il cavallo bendato ; altri dicono che sia stato derubato e ucciso da due giovani ; altri ancora, e sembra più probabile, che durante l’assedio sia stato trovato ferito dal Conte Valguarnera e dato in mano ai soldati che fecero scempio del suo corpo. Era il 3 febbraio 1338. Il popolo ricordò la pagina dolorosa con i versi : “CASTEDDU DI JRAGI MALIDITTU - ROCCA VISTUTA DI SANGU E DI LUTTU.
Più tardi il grande Torquato Tasso riscatta il triste ricordo esaltando il Principe Giovanni III Ventimiglia, signore delle Madonie
E dalle verdi falde al negro lembo
Del gran mare african l’imprese eccelse
Onde Hierace, e quella nobil terra
Meno apprezza i giganti al sasso avvinti,
Ma v’intagli Jerace i bianchi marmi
in cui le antiche imprese altri risguardi
Ma sol Giovanni io scelgo e solo ardisco
di farlo paragone al secol prisco.
Oggi sopravvivono i ruderi di una fortificazione le cui linee architettoniche sono difficili a stabilirsi.
Si notano gli angoli mozzati delle torri, gli squarci delle feritoie, la finestra moresca, gli archi pesanti dei passaggi sotterranei, entro le cisterne vuote o colme di detriti. Solo la chiesetta di S.Anna impera sulle rovine. In essa era conservato il simulacro di S.Anna (il teschio), successivamente trasferito a Castelbuono.
Il suo pendio che da sulla montagna è un fruscio di aghi di pino che rallegran il cuore di chi lo sguardo su di lui posa.
In morte diI Francesco Ventimiglia di Anonimo.
Ergesi alta su rupe scoscesa
mirando attorno le Madonie
sovrana, al ciel tesa.
Anche se sempre il seren non brilla
diffusa aureola di luce arcana
su lei sfavilla.
S’alzan vetusti in cima al paesello
quasi a sfidar de’ secoli l’oblio
del fier castello
ruderi antichi, archi e mura rotte,
albeggianti di stelle al tremolio
e nere grotte.
E le campane di palatina chiesa
che un dì squillaron a fatal guerriglia
d’aspra contesa
fieri rintocchi contro Aragonesi
chiamando Francesco Ventimiglia
e i Geracesi.
Invan difesero Sant’Anna e il paese,
ma solo, e tradito, e disperato,
il povero Marchese,
dal vicol Mandolilla torvo guardando
forte spronò ‘l suo cavallo bendato.....
giù precipitando
Il parco archeologico del Castello dei Ventimiglia
Un altro tassello è stato inserito lungo la strada che porta al riscatto di questa nostra Comunità. Grazie all’impegno profuso dall’Amministrazione comunale, si è realizzato il Parco Archeologico del Castello dei Ventimiglia.
E’ una ulteriore attenzione nei confronti di un sito che, nonostante il passare degli anni, conserva ancora intatti i ricordi del periodo “aureo” della storia di Geraci.
I lavori di scavo e di pulitura hanno evidenziato strutture architettoniche, tracce di pavimentazioni, cisterne, muri e torrioni, ridisegnando, per la prima volta l’intero perimetro dell’antica Rocca.
Si è proceduto, nella prima fase, alla pulitura delle strutture murarie prospicienti alla facciata principale della Cappella dedicata a S.Anna e poi alla decortica del manto erboso. Sul lato Nord si è messo in luce parte del pavimento originario realizzato con pietre poste di piatto. Svuotando la cisterna si è messo in luce l’intera scala di accesso al vano cisterna dove è stata rinvenuta una moneta medievale di bronzo. Sotto il pavimento si intravede una canaletta di alimentazione della cisterna.
Le pavimentazioni: Sono state rimosse gli strati di vegetazione mettendo in evidenza le tipologie superstiti e cioè lo schema della posa in opera del sagrato antistante la chiesa del Castello e le gradinate che un tempo collegavano il piazzale di S.Giuliano all’ingresso laterale della cappella del Castello. Pulitura degli interstizi in terra e costipazione del pietrame tramite battitura a mano.
Le cisterne: Le strutture erano adibite alla raccolta delle acque piovane. Le superfici interne sono voltate a botte. L’intervento si è concentrato sulla stabilità della fabbrica e sulla conservazione dei brandelli di intonaco a coccio pesto.
La tessitura muraria. L’intervento è consistito nella pulitura e restauro delle strutture murarie presenti nelle aree limitrofe alla chiesa. Le operazioni di pulitura sono state eseguite a mano con spazzole di saggina e biocidi per eliminare l’azione di degrado chimico e meccanico. La struttura è rimasta così come è arrivata ai nostri giorni, senza tentativi di riportarla all’antico splendore. Così nel sito non si rivive il fasto del Castello medievale ma si sente il passaggio della storia.
Il torrione: I lavori (pulitura da agenti infestanti, la ricostruzione della malta di allettamento tramite iniezioni etc.) si sono svolti nell’ottica della pura conservazione. Quello che è giunto fino a noi è un brandello di un cantonale di una delle Torri del Castello.
Le pietre del maniero continuano a raccontare la vita, gli amori, le battaglie, le storie e le leggende di un Borgo che ha caratterizzato le vicende politiche, militari e culturali della Sicilia del XIV secolo.
Visitando il sito si può respirare un’atmosfera di potenza, di forza e di grandezza. Il maniero, la cui Rocca sovrasta Geraci, si sporge sul davanzale naturale, per ammirare i tesori e le gemme di Sicilia. Da qui i dominatori dell’Isola hanno scritto le pagine più belle e più esaltanti della storia di Geraci, dei Ventimiglia e della Sicilia.
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Ventimiglia castle
Above a massive basaltic rock, on whose slopes the industriousness of Geraci's inhabitants ferments, lie the ancient and glorious remains of the "Manor House" of Geraci. The building was believed to be the first western defense of the vast county.
The locality is privileged because of its inaccessible topographical position.
From the Northeast and South sides the "manor" was defended by nature, and in the points where the rock presented some strategic weakness, it came to remedy with some masonry works, in order to make the "Rocca" impregnable.
From the west side "the path opened up pel declive" until it reached "the esplanade in front of the drawbridge," which once pulled left open the chasm of the moat.
From a technical-military point of view, the Geraci fortress stood out for its mighty structure and resistance that made it unassailable.
Inside, the rooms had a military distribution and location, devoid of luxury. It housed many garrisons and was prepared to withstand long assaults. The irregular plan area followed the unevenness of the rock. Facilities disengaged underground where food supplies, water reserve cisterns and prisons were stored.
On the first floor were the stables, kitchens, weapons rooms, ovens, rooms for the Vassals and armigers, and slits in the walls for the marksmen.
The floor above was used as the residence of the count's family, the seat of administrative services, coordinating councils and logistical plans. The battlements crowned the building. The only vulnerable point was the moat side.
In the courtyard there was a small door from which one reached by a secret corridor over the moat, up which one reached the esplanade of the Castle; another dungeon led to the Church of St. Bartholomew outside the walls, following the whims of the rock. At the bottom was a water cistern.
It was most likely built by the Greek-Byzantines; a Moorish window testifies to the sign of the Muslim Empire; then came the Normans who transformed it to the needs of war. With the Aragonese and Ventimiglias it became a real military fortress. It is from that period that the urban perimeter was closed with large gates at the points, "Porticella Superiore, Porticella Mediana, Porticella Inferiore, Porta Baciamano, Porta Santa Maria." Signs of this can still be glimpsed today.
In 840 the Fortress of Geraci capitulated to the fierce Emir "Ibni Timna" who expanded and modified the fortress.
In 1062 the Norman Roger I conquered the city of Geraci and gave it in vassalage to his nephew "Serlone."
In 1169 Count Roger of Creone, increased the Rocca's means of defense.
In 1269 the "Rocca" of Geraci reappears in the annals of war.
Having shattered the Swabian dynasty, following the defeats suffered by Manfredi on the Garigliano (1266) and by Corradino at Tagliacozzo (1268), Sicilian partisans attempted to thwart the Angevins, but to no avail. Charles of Anjou gaining the upper hand wiped out the partisans and among them Arrigo Ventimiglia, who was ousted in 1269 after a tenacious Angevin siege of the fortress of Geraci.
In 1337, Francesco I Ventimiglia was accused of treason for refusing to take part in the Parliaments called by the king. These aided by the Chiaramonte and Palizzi, bitter enemies of the Ventimiglias, besieged the "Rocca" of Geraci, which capitulated, thanks to the Geracesi who, not wanting to take part in the battle, opened the city gates to the besieging troops. ( The gate , from where the besiegers entered was called the "Kissing Gate," precisely because the Geracesi knelt before the king kissing his hand in submission). The count trying to save himself lost his life. The episode of death is not very clear. Some say that he threw himself off the cliff (today Mandolilla alley) with his horse blindfolded ; others say that he was robbed and killed by two young men ; still others, and it seems more likely, that during the siege he was found wounded by Count Valguarnera and given into the hands of the soldiers who made havoc of his body. It was on February 3, 1338. The people remembered the painful page with the verses :
"CASTEDDU DI JRAGI MALIDITTU - ROCCA VISTUTA DI SANGU E DI LUTTU.
Later, the great Torquato Tasso redeems the sad memory by extolling Prince John III Ventimiglia, lord of the Madonie mountains
And from the green foothills to the negro limb
Of the great African sea the lofty deeds
Onde Hierace, and that noble land
Appreciates less the giants to the stone clasped,
But there carves Jerace the white marbles
In which the ancient deeds other looks back
But only John I choose, and only dare
To compare him to the prisco secol.
Today the ruins of a fortification survive whose architectural lines are difficult to establish.
One notices the severed corners of the towers, the gashes of the loopholes, the Moorish window, the heavy arches of the underground passages, within the empty or debris-filled cisterns. Only the little church of St. Anne reigns over the ruins. In it was kept the simulacrum of St. Anne (the skull), later transferred to Castelbuono.
Its slope overlooking the mountain is a rustle of pine needles that gladdens the heart of those whose gaze rests on it.
In death of Francesco Ventimiglia by Anonymous.
Ergesi high on craggy cliff
Gazing around the Madonie mountains
Sovereign, to the heavens strained.
Although always the seren does not shine
diffuse halo of arcane light
On her glows.
They rise ancient on the summit of the little village
As if to challenge the oblivion of centuries
Of the proud castle
Ancient ruins, arches and broken walls,
Dawning with stars at the flickering
And black caves.
And the bells of palatine church
That one day rang to fatal guerrilla warfare
Of bitter strife
Proudly tolling against the Aragonese
Calling forth Francis Ventimiglia
And the Geracesians.
In vain they defended St. Anne and the country,
But alone, and betrayed, and despairing,
the poor Marquis,
From the alley Mandolilla grimly looking
Strong spurred 'his blindfolded horse.....
down plummeting
The archaeological park of the Ventimiglia castle.
Another piece has been inserted along the road leading to the redemption of this Community of ours. Thanks to the efforts of the municipal administration, the Archaeological Park of the Castle of the Ventimiglias has been realized.
It is a further attention to a site that, despite the passage of years, still preserves intact the memories of the "golden" period of Geraci's history.
The excavation and cleaning work revealed architectural structures, traces of paving, cisterns, walls and towers, redrawing, for the first time, the entire perimeter of the ancient Rocca.
In the first phase, the wall structures facing the main facade of the Chapel dedicated to St. Anne were cleaned and then the turf was decorticated. On the north side, part of the original floor made of stones placed flat was brought to light. Emptying the cistern brought to light the entire access staircase to the cistern compartment where a medieval bronze coin was found. Under the floor, a cistern feeding channel can be glimpsed.
Pavements: Layers of vegetation were removed highlighting the surviving types, namely the pattern of the paving of the churchyard in front of the Castle Church and the steps that once connected the square of St. Julian's to the side entrance of the Castle Chapel. Cleaning of earthen gaps and compaction of the rubble by hand-beating.
Cisterns: The structures were used to collect rainwater. The interior surfaces are barrel-vaulted. The intervention focused on the stability of the building and the preservation of the shreds of earthenware plaster.
Masonry texture. The intervention consisted of cleaning and restoration of the masonry structures in the areas surrounding the church. The cleaning operations were carried out by hand with sorghum brushes and biocides to eliminate the action of chemical and mechanical degradation. The structure remained as it came to the present day, with no attempts to restore it to its former glory. Thus at the site one does not relive the splendor of the medieval castle, but one can feel the passage of history.
The keep: The work (cleaning of pests, reconstruction of the bedding mortar by injections etc.) was carried out with a view to pure preservation. What has come down to us is a shred of a cantonal of one of the Castle Towers.
The stones of the manor house continue to tell the story of the life, loves, battles, stories and legends of a Borgo that characterized the political, military and cultural events of 14th-century Sicily.
Visiting the site one can breathe in an atmosphere of power, strength and grandeur. The manor, whose fortress overlooks Geraci, juts out on the natural ledge to admire the treasures and gems of Sicily. From here the rulers of the island wrote the most beautiful and most exhilarating pages of the history of Geraci, the Ventimiglias and Sicily.