Geraci Ieri

Ultima modifica 17 ottobre 2024

Fino all’VIII secolo a.C. la Sicilia fu abitata solamente da popoli indoeuropei arrivati dalla penisola Italica molto tempo prima (Sicani, Siculi, Elimi, Morgeti).
I Siculi si erano attestati ad Est del fiume Platani e abitavano molto probabilmente anche le Madonie e Geraci in esse. La colonizzazione greca dell’Isola avviene a partire dall’VIII secolo a.C. ma non interessò le Madonie almeno sino alla mettà del VI secolo.
Intorno al 550 a.C. i greci sicelioti avanzarono verso l’interno ed è presumibile che siano arrivati anche a Geraci, dando il nome “Jerax” (Avvoltoio) al loro insediamento, stante che la Rocca era abitata da tali predatori.
Già nel 241 a.C. Geraci è un fiorente “Borgo”; così lo descrive lo storiografo “Cantu’” nella sua opera “Storia Universale”.
Successivamente le Madonie sono entrate a far parte dell’ambito culturale del mondo “greco-romano, bizantino, arabo”.
Tra il IV e il VI secolo la Sicilia fu il centro economico e politico dell’Occidente. Roma guardava alla Sicilia come un estremo lembo d’Italia e pertanto la difendeva dalla “Vastitas” barbarica. Quindi la compenetrazione socio-economica tra Sicilia e Italia, realizzatasi a livello elitario dal IV secolo in avanti, continuò a dare buoni frutti durante l’età vandalica e protobizantina. Nel 533 la Sicilia era stata l’appoggio importante per la riconquista bizantina dell’Africa, mentre la conquista bizantina della Sicilia inizia nel 535 con Catania, seguita da Siracusa e poi da Palermo. Poco preparate furono le guarnigioni gotiche, scarse le fortificazioni, inesistente la resistenza dei maggiorenti romani. La guerra si concluse nel 555. In quegli anni la Sicilia fu il granaio degli eserciti bizantini, un anello di raccordo tra il quartier generale bizantino in Italia e il governo centrale di Costantinopoli. Con Giustiniano  (554) si attuò la grande riforma. La grande proprietà laica ed ecclesiastica non solo veniva rispettata ma diventò una interlocutrice privilegiata dello Stato. In altre parole Giustiniano estromise la nobiltà romana in favore di una classe di cittadini legati alla politica bizantina. Egli divise le competenze civili dalle militari. Infatti il Pretore dipendeva dal Questore dei Sacri Palli di Costantinopoli, mentre il comando militare era esercitato dal “dux”. I ricorsi in appello avverso le sentenze di Giustiniano o del Pretore dovevano essere portati non a Roma, bensì al Questore dei Sacri Palatii. Nel 582-583 a Catania cominciò a funzionare la prima “zecca” italiana, seguita poi da Siracusa. Lo Stato bizantino si sviluppò col sistema dei “TEMI”, cioè una unità amministrativa a carattere militare, derivante dalla sistemazione delle truppe sui territori di colonizzazione. Ai soldati veniva attribuita la proprietà di una quota di fondi in cambio del servizio militare obbligatorio ed ereditario. Avveniva così la militarizzazione dell’Isola e dello Stato. Al vertice di ogni “Tema” vi era lo “Stratego” cui spettava il comando delle forze di terra, di mare e il controllo dell’autorità civile. Tutti dovevano rendere conto a Costantinopoli. Ciò è confermato dal ritrovamento di un gran numero di “sigilli”. La costituzione tematica (692-695) in Sicilia comportò la ruralizzazione e la territorializzazione dell’esercito. In questo contesto, pian piano, nella seconda metà dell’VIII secolo, cominciò ad abbozzarsi la coscienza di una identità siciliana come espressione di una grecità autonoma rispetto a Bisanzio. La cultura bizantina infatti ha profonde radici considerato che nei “diplomi” del XII secolo compaiono sottoscrittori dai nomi greci. Esiste e resiste alla latinizzazione una tradizione religiosa di rito greco. Infatti nel 1308-1310 nella Cappella del Castello di Geraci si officiava col rito greco-bizantino, così come si evince dai documenti rinvenuti nella Chiesa di Santa Maria Maggiore di Geraci che testimoniano come nel 1310 in essa  officiava  un presbitero greco di nome “Nicolaus”. Da ricordare la persistente fedeltà della Chiesa di Sicilia a Roma. Nell’882 i bizantini abbandonano la Sicilia.
Tutto ciò rileva ed esalta una condizione di pluralismo culturale presente e tollerante nella realtà madonita.
Nel 632, dopo la morte di Maometto, inizia la conquista islamica. Nei primi decenni dell’VIII° secolo la cristianità vive momenti cruciali proprio per il dilagare dell’Islam in Asia, in Africa e in Europa. Il 15 giugno 827 gli arabi sbarcano a Mazara e iniziano la conquista dell’Isola. Nell'831 capitola Palermo; nell’ 858/59 Enna; nell’878 viene messa a sacco Siracusa; nel 902/903 cade Taormina; nell’842/43 Messina e infine nel 965 Rametta.
Notizie certe riguardanti specificatamente il nostro Paese si hanno a partire dall’839/40 d.C., data della conquista saracena ad opera dell’Emiro Ibna Timna (gli Arabi chiamarono Geraci “H.RHAH”), il quale trovò a “Jerax” un Castello costruito precedentemente, che ebbe cura di ampliare, modificare e fortificare. Ciò è testimoniato dalla presenza di una finestra moresca  ancora oggi ben visibile nella facciata Sud del Castello. Negli anni citati infatti capitolano ai mussulmani i centri di Platani, Caltabellotta, Corleone, Geraci. Nell’845 occupano Modica, nell’846 Lentini, nell’848 Ragusa in Val di Noto. Nell’859 si impossessano di Castrogiovanni dover danno inizio alla costruzione di un “MASGID” (Moschea). Nell’864 occupano Noto e Scicli. Negli anni successivi (901/911) ci furono molti tentativi di rivolta contro i Saraceni da parte delle popolazioni cristiane di Val Demone.
Gli Arabi divisero la Sicilia in tre Provincie dette “Valli” (Val Demone, Val Di Noto e Val Di Mazara). Le Madonie e quindi Geraci fecero parte della Val Demone, i cui abitanti, nonostante le suggestioni  culturali  degli Arabi, mantennero intatta la loro fede cristiana convivendo con l’elemento “Islamico”, a differenza degli abitanti delle altre Valli che invece abbracciarono l’Islamismo.
Durante la denominazione saracena sembra che Geraci fosse la località più importante delle zone interne dell’Isola, soprattutto se consideriamo la posizione strategica di cui godeva e che gli attribuiva un ruolo determinante nelle vicende militari.
Sotto l’Islam la Sicilia diventa provincia dipendente dall’Ifriqiya nel corso dell’emirato “aghlabita” e di parte dell’”imamato fatimita” dall’827 al 947. I rapporti tra vincitori e vinti vennero regolati da norme giuridico-fiscali, di subordinazione di gente cristiana all’autorità musulmana. Al reggente musulmano competeva l’organizzazione dell’esercito, la preparazione delle spedizioni militari, le tregue, gli armistizi, i trattati di pace, l’amministrazione della giustizia etc. I vinti erano protetti. L’autorità musulmana concedeva loro la facoltà di soggiornare nel territorio, la libertà di culto, la tutela della vita e dei beni, la difesa contro il nemico esterno. In cambio essi dovevano riconoscere l’autorità islamica e pagare i tributi cioè la “CIZYA” (testatico o capitazione) e il “KHARAJ” (imposta fondiaria).  Gli arabi migliorarono le colture e sanarono la piaga del latifondo che ricomparse nel XII secolo. Si moltiplicarono i mulini e i frantoi, si canalizzarono le acque, si incrementò il giardinaggio e la pastorizia. Geraci, ad un esame approfondito porta i segni del loro passaggio sia dal punto di vista economico che religioso. Si ha notizia di un cimitero musulmano in C.da Muricello (qualche metro sotto il Bevaio della SS. Trinità). Mentre nella villetta SS. Trinità, accanto al Bevaio si seppellivano i cristiani. Ciò dimostra una forte tolleranza culturale e sociale tra le due culture.
I normanni o vichinghi erano popolazioni scandinave stanziatesi in Francia nel secolo IX e agli inizi del secolo X. La vita politica del ducato di Normandia sotto Roberto I (1027/1035) e durante la minore età di suo figlio Guglielmo II fu turbata da lotte intestine. Il loro stato fu caratterizzato da una forte autorità ducale e dall’evoluzione amministrativa e feudale. Nel secolo XI inizia la loro avventura mediterranea, dove i numerosi figli di Tancredi d’Altavilla si misero al servizio dei Longobardi contro il dominio bizantino nell’Italia meridionale. Uno di essi Roberto il Guiscardo si impadronì del potere in Calabria e in Puglia tra il 1060 e il 1091 insieme al fratello Ruggero I, intraprese la conquista della Sicilia, sottraendola alla dominazione araba. Nel 1139 Ruggero II riuscì a organizzare i territori normanni del Regno di Sicilia che servì da base per la conquista dell’Africa e della Dalmazia (sec. XII). Nel 1066 conquistarono l’Inghilterra ad opera del duca Guglielmo II, che sconfitto il Re AROLDO II, salì al trono d’Inghilterra col nome di Guglielmo I. Tra le sue iniziative il “DOMESDAY BOOK” compilato nel 1086, costituì la base del sistema fiscale. Ebbe rapporti buoni con la chiesa. Alla sua morte (1097) egli trasmise il governo ai figli Guglielmo II ed Enrico I. Sia in Inghilterra che in Italia i normanni furono una aristocrazia guerriera. Con essi vi fu una maggiore stabilità politica e una notevole fioritura della cultura locale. In Inghilterra la storiografia, in Sicilia lo studio delle scienze greco-arabe. Famosa l’architettura.
Dopo la conquista Normanna (1062-64) e durante questa dominazione, Geraci assume un importantissimo ruolo strategico-militare ed sede di uno dei capisaldi della nuova feudalità del “Regnum Siciliae”
Infatti conquistata da Ruggero I, viene data in feudo a Serlone cavaliere normanno suo nipote, ed elevata a “Contea” nel 1063 a seguito della battaglia di Cerami in cui Serlone valorosamente si distinse, contro i saraceni (1062).  Serlone non potè godersi la Contea, perchè fu ucciso subito dopo, in una imboscata dai saraceni. La storia narra che il capo del nobile ed eroico giovane fu spedito in Africa a Temin.
La Contea fu assegnata alla moglie Aldruda, data poi in moglie a un soldato di ventura non nobile di nome Engelmaro, che peccando di superbia, si ribellò al re e per questo Ruggero I assedio la Città costringendo il ribelle a fuggire.
La Contea torna poi a Eliusa, figlia di Serlone il normanno.
L’organizzazione sociale del periodo che va dai normanni agli aragonesi si articola in una piramide al cui vertice si trova la “feudalità, i baroni, i vicecomites e i miles, vengono poi i borghesi (paragonabili alla borghesia di oggi), poi gli stipendiari della Chiesa, chiudono i musulmani e i cristiani-greci”. Troviamo in questo periodo la pratica della schiavitù come si evince dal testamento della contessa di Geraci e Collesano  Elisabetta Ventimiglia redatto nel 1372, in cui viene disposta la liberazione di quattro schiavi.
Ritorniamo alle vicende storiche del nostro Paese:
Nel 1252, inizia la grande epopea dei Ventimiglia, quando Isabella normanna, membro della Casa reale di Federico II Imperatore, sposa  Enrico Ventimiglia figlio di Guglielmo Ventimiglia ligure, giunto in Sicilia dieci anni prima al seguito dell’Imperatore , nonchè marito di Emma la Sveva, familiare della corte imperiale. Le nozze tra Enrico e Isabella furono propiziate dallo stesso Imperatore per motivi di Stato, perchè le leggi del tempo non consentivano a una donna di essere titolare di Contea. L’inserimento dei Ventimiglia nella famiglia reale fa assumere a questi feudatari un ruolo di primissimo piano in tutte le vicende politiche e militari della Sicilia negli anni e nei secoli successivi (XIII-XVIII).
Dopo la morte di Federico II lo Svevo, avvenuta nel 1250, Enrico e la Contea entrarono con più rilievo nel clima degli avvenimenti politici e guerrieri  della Sicilia.
In epoca sveva regnando Corrado II, Enrico Ventimiglia si investe di Geraci (1258) ed ottiene Collesano, Petralia Superiore e Inferiore, poi Gratteri e Isnello. In quel periodo Enrico frequentava la Corte Imperiale a Palermo e affinò il gusto artistico e l’interesse per la conservazione dei monumenti classici. E’ del 1263 il suo intervento per il Duomo di Cefalù. Restaurato a sue spese in onore dei due figli Manfredo e Pirruccio. Pure a lui si devono gli “Osteri” di Cefalù, il “Magno” e il “Piccolo”.
La potenza dei Ventimiglia fu tale che Geraci divenne il centro della Contea assumendo posizioni di rilievo fra i Paesi delle Madonie e su parte dei Nebrodi e il suo signore venne nominato “Primo Conte d’Italia per la grazia di Dio e Marchese di Sicilia” titolo che per gran tempo nessun altro ebbe tra i nobili della Sicilia.
Anche Geraci fu dominato dagli Angioini che occuparono il “Regnum” nel 1266, dopo la tragica morte di Manfredi a Benevento. La Contea sotto Carlo D’Angiò fu smembrata e concessa assieme a Gangi e Castelluccio a Gaetano de Monfort. (lettere del 1269-70) e (memoriali del 1272-1274-1278).
Durante la guerra del Vespro 1282-1302, il Conte di Geraci (prima Alduino e poi Enrico) guidò politicamente e militarmente il partito “svevo”-Aragonese nella ribellione e nella guerra contro Carlo D’Angiò. Nell’interregno tra la caduta di Carlo D’Angiò e l’incoronazione di Pietro D’Aragona, i siciliani nominarono un governo provvisorio e tra gli eletti figura Alduino Conte di Geraci e d’Ischia. Alduino muore nel 1289. Subentra Enrico che partecipa nel 1299 alla distruzione di Gangi che si era ribellata a Re Giacomo D’Aragona per fare dispetto al Conte.
Sotto la dinastia Aragonese, in tutta la Sicilia i nobili vennero ad avere un’influenza predominante anche nelle città più importanti e i Ventimiglia dominarono tra l’altro anche Trapani (come i Palizzi a Messina).
I Ventimiglia erano talmente potenti che la Contea di Geraci, “dalle Madonie al mare”, divenne “uno Stato nello Stato” giungendo persino ad amministrare la giustizia e  a coniare proprie monete. Infatti nel 1430 Alfonzo D’Aragona diede ai Ventimiglia il privilegio più apprezzato “Il diritto di piena giurisdizione penale” nella sua Contea di Geraci, e quello di lasciare in eredità ai suoi successori il medesimo diritto. “Diritto di merum et mistum inperium”.
Nel 1315 il Conte Francesco I Ventimiglia sposa Costanza Chiaramonte Contessa di Modica, ripudiata nel 1321 con dispensa papale perchè sterile. Nello stesso anno contrae matrimonio con Margherita d’Antiochia dei Conti di Mistretta. Giovanni Chiaramonte per vendicarsi dell’affronto subito, aggredì in una imboscata Francesco Ventimiglia in un vicolo di Palermo, ferendolo. Sdegnato il sovrano bandì Giovanni dal Regno.
Alla morte di Federico avvenuta il 25 giugno 1337, il regno passa a Pietro II D’Aragona, che si attorniò di personaggi contrari ai Ventimiglia. (Palizzi, Chiaramonte etc,).
Dal 1338, anno della morte di Francesco I Ventimiglia, al 1354 la Contea di Geraci, dopo un cruento assedio, fu confiscata a Francesco Ventimiglia e data ai Palizzi, essendosi il Conte rivoltato contro il re Pietro D’Aragona, non obbedendo all’invito di recarsi al Parlamento dell’Isola indetto dallo stesso. Successivamente con privilegio del 20 giugno 1354 di re Ludovico,  la Contea viene restituita alla potente famiglia feudale. Nel 1360 la Contea di Geraci ospita il giovane re di Sicilia, quando morta la Vicaria Eufemia a Cefalù, a Francesco Ventimiglia II venne affidata la cura del Regno e del giovane sovrano Federico, il quale trovò diletto nei boschi delle Madonie.
Alla morte di re Ludovico, il regno passa a re Federico che regnò fino al 1377. Alla sua morte il governo dell’Isola fu affidato a quattro Vicari, uno dei quali fu il Conte Francesco Ventimiglia di Geraci e signore delle Madonie. Nel 1388 circa i signori di Geraci ottennero il riconoscimento pontificio del proprio Vicariato, cioè della propria signoria su una parte del territorio del Regno. Con la morte di Francesco II avvenuta nel 1391, la Contea di Geraci fu smembrata in due e data ai figli Enrico e Antonio.
Nel 1392 Enrico II Ventimiglia, uno dei Vicari del regno, non volle accodarsi alle pretese degli Aragonesi con “Martino il maggiore” e per questo, dopo che gli aragonesi entrarono a Palermo, gli fu confiscata la Contea che comunque ritornò a lui nel 1395.
Il nome della nostra cittadina assunse una altissima considerazione in tutta l’Italia meridionale, quando Giovanni I Conte e Marchese di Geraci, valorosissimo comandante militare, che fu addirittura paragonato a “Cesare” per le numerose battaglie vinte a capo dell’esercito catalano, divenne Vicerè di Napoli e di Sicilia (1422).
A quel tempo egli aveva trasferito la capitale dello “Stato” delle Madonie da Geraci a Castelbuono (1419), presso il Castello Belvedere che un suo avo (Francesco I Ventimiglia) aveva fatto erigere nel 1316, sul colle di Ypsigro. Nel 1438 la Contea di Geraci diventa Marchesato, un titolo molto ambito. Nel 1606 il Marchese di Geraci viene nominato Vicerè.
Da quel momento Castelbuono assume le funzioni centrali, sia dal punto di vista amministrativo che militare.                         
Negli anni successivi Geraci vive una vita politica e amministrativa uguale a quella di tanti altri Paesi dell’entroterra siciliano. Un Paese dedito all’agricoltura e alla pastorizia, attento ai cambiamenti e capace di assolvere con grande tenacia ai compiti che le nuove realtà imponeva ad esso. 

Nell'immagine: Vincenzo Luchini, Sicilia seu Trinacria, 1558. Nella carta è stato evidenziato il territorio della contea dei Ventimiglia (da Imago Siciliae: cartografia storica della Sicilia 1420-1860 a cura di L. Dufour e A. La Gumina, Catania 1998).

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Geraci yesterday

Until the 8th century BC, Sicily was inhabited only by Indo-European peoples who had arrived from the Italic peninsula long before (Sicans, Siculians, Elymians, Morgetians).
The Siculi had settled east of the Platani River and most likely also inhabited the Madonie and Geraci in them. Greek colonization of the island took place from the 8th century BC but did not affect the Madonie at least until the middle of the 6th century.
Around 550 B.C. the Sicelioti Greeks advanced inland and it is presumable that they also arrived in Geraci, giving the name "Jerax" (Vulture) to their settlement, stating that the Rock was inhabited by such predators.
As early as 241 BC. Geraci was a flourishing "Borgo"; this is how the historiographer "Cantu'" describes it in his work "Universal History."
Later the Madonie became part of the cultural sphere of the "Greco-Roman, Byzantine, Arab" world.
Between the 4th and 6th centuries, Sicily was the economic and political center of the West. Rome looked at Sicily as an extreme edge of Italy and therefore defended it from the barbarian "Vastitas." Thus the socio-economic interpenetration between Sicily and Italy, which was realized at an elite level from the 4th century onward, continued to bear fruit during the Vandal and proto-Byzantine ages. By 533 Sicily had been the important support for the Byzantine reconquest of Africa, while the Byzantine conquest of Sicily began in 535 with Catania, followed by Syracuse and then Palermo. Poorly prepared were the Gothic garrisons, poor fortifications, and nonexistent resistance from the Roman mayors. The war ended in 555. In those years Sicily was the granary of the Byzantine armies, a link between Byzantine headquarters in Italy and the central government in Constantinople. With Justinian (554) the great reform was implemented. The great secular and ecclesiastical property was not only respected but became a privileged interlocutor of the state. In other words, Justinian ousted the Roman nobility in favor of a class of citizens linked to Byzantine politics. He divided civil and military powers. In fact, the praetor depended on the Quaestor of the Holy Palli in Constantinople, while military command was exercised by the "dux." Appeals against Justinian's or the Praetor's rulings had to be taken not to Rome, but to the Quaestor of the Sacri Palatii. In 582-583 the first Italian "mint" began to operate in Catania, followed later by Syracuse. The Byzantine state developed with the system of "TEMI," i.e., an administrative unit with a military character, resulting from the placement of troops on colonizing territories. Soldiers were given ownership of a share of land in exchange for compulsory and hereditary military service. Thus occurred the militarization of the Island and the State. At the top of each "Theme" was the "Stratego" who was responsible for commanding the land and sea forces and controlling the civil authority. All were accountable to Constantinople. This is confirmed by the finding of a large number of "seals." The thematic constitution (692-695) in Sicily involved the ruralization and territorialization of the army. In this context, slowly, in the second half of the 8th century, the consciousness of a Sicilian identity as an expression of an autonomous Greekness with respect to Byzantium began to be sketched out. Byzantine culture in fact has deep roots considering that subscribers with Greek names appear in the "diplomas" of the 12th century. A religious tradition of Greek rite exists and resists Latinization. In fact, in 1308-1310 in the Chapel of the Castle of Geraci people officiated with the Greek-Byzantine rite, as can be seen from documents found in the Church of Santa Maria Maggiore in Geraci that testify how in 1310 a Greek presbyter named "Nicolaus" officiated in it. Of note is the persistent loyalty of the Church of Sicily to Rome. In 882 the Byzantines abandoned Sicily.
All this detects and exalts a condition of cultural pluralism present and tolerant in the Madonite reality.
In 632, after Muhammad's death, the Islamic conquest begins. In the first decades of the 8th century Christianity experiences crucial moments precisely because of the spread of Islam in Asia, Africa and Europe. On June 15, 827, Arabs landed in Mazara and began the conquest of the island. In 831 Palermo capitulated; in 858/59 Enna; in 878 Syracuse was sacked; in 902/903 Taormina fell; in 842/43 Messina and finally in 965 Rametta.

Certain information specifically concerning our country is from 839/40 A.D., the date of the Saracen conquest by Emir Ibna Timna (the Arabs called Geraci "H.RHAH"), who found in "Jerax" a previously built Castle, which he took care to enlarge, modify and fortify. This is evidenced by the presence of a Moorish window still clearly visible today in the south facade of the Castle. In the years mentioned in fact capitulate to the Muslims the centers of Platani, Caltabellotta, Corleone, Geraci. In 845 they occupied Modica, in 846 Lentini, in 848 Ragusa in the Val di Noto. In 859 they took possession of Castrogiovanni having to start the construction of a "MASGID" (Mosque). In 864 they occupy Noto and Scicli. In the following years (901/911) there were many attempts to revolt against the Saracens by the Christian populations of Val Demone.
The Arabs divided Sicily into three provinces called "Valleys" (Val Demone, Val Di Noto and Val Di Mazara). The Madonie and thus Geraci were part of the Val Demone, whose inhabitants, despite the cultural suggestions of the Arabs, kept their Christian faith intact while coexisting with the "Islamic" element, unlike the inhabitants of the other Valleys who instead embraced Islamism.
During the Saracen denomination, it seems that Geraci was the most important locality in the interior areas of the island, especially if we consider the strategic position it enjoyed and which gave it a decisive role in military affairs.
Under Islam, Sicily became a dependent province of Ifriqiya during the "aghlabite" emirate and part of the "Fatimite imamate" from 827 to 947. Relations between victors and vanquished were regulated by legal-fiscal rules, of subordination of Christian people to Muslim authority. The Muslim regent was responsible for organizing the army, preparing military expeditions, truces, armistices, peace treaties, administration of justice etc. The vanquished were protected. The Muslim authority granted them the right to stay in the territory, freedom of worship, protection of life and property, and defense against the external enemy. In return they had to recognize Islamic authority and pay tribute i.e. "CIZYA" (testate or capitation) and "KHARAJ" (land tax).  The Arabs improved crops and healed the scourge of latifundia, which reappeared in the 12th century. Mills and oil mills multiplied, water was channeled, and gardening and pastoralism increased. Geraci, on close examination bears the signs of their passage both economically and religiously. There are reports of a Muslim cemetery in C.da Muricello (a few meters below the Bevaio della SS. Trinità). While in the SS. Trinity cottage, next to the Bevaio, Christians were buried. This shows a strong cultural and social tolerance between the two cultures.
The Normans or Vikings were Scandinavian peoples who settled in France in the 9th and early 10th centuries. The political life of the Duchy of Normandy under Robert I (1027/1035) and during the younger years of his son William II was troubled by infighting. Their state was characterized by strong ducal authority and administrative and feudal evolution. In the 11th century their Mediterranean adventure began, where the numerous sons of Tancred of Altavilla entered the service of the Lombards against Byzantine rule in southern Italy. One of them, Robert Guiscard seized power in Calabria and Apulia between 1060 and 1091 together with his brother Roger I, undertook the conquest of Sicily, taking it from Arab rule. In 1139 Roger II succeeded in organizing the Norman territories of the Kingdom of Sicily, which served as a base for the conquest of Africa and Dalmatia (12th cent.). In 1066 they conquered England by Duke William II, who defeated King AROLDO II and ascended the throne of England under the name William I. Among his initiatives the "DOMESDAY BOOK" compiled in 1086, formed the basis of the tax system. He had good relations with the church. Upon his death (1097) he passed the government on to his sons William II and Henry I. In both England and Italy the Normans were a warrior aristocracy. With them there was greater political stability and a remarkable flowering of local culture. In England historiography, in Sicily the study of the Greco-Arabic sciences. Famous architecture.
After the Norman conquest (1062-64) and during this domination, Geraci assumed a very important strategic-military role and the seat of one of the strongholds of the new feudalism of the "Regnum Siciliae".


In fact, conquered by Roger I, it was given as a fief to Serlone, a Norman knight his nephew, and elevated to "County" in 1063 following the battle of Cerami in which Serlone valiantly distinguished himself, against the Saracens (1062).  Serlone could not enjoy the County, because he was killed soon after, in an ambush by the Saracens. The story goes that the head of the noble and heroic young man was sent to Africa to Temin.
The earldom was assigned to his wife Aldruda, who was then given in marriage to a non-noble soldier of fortune named Engelmaro, who sinned in pride and rebelled against the king, and for this Roger I besieged the City, forcing the rebel to flee.
The county then reverted to Eliusa, daughter of Serlone the Norman.
The social organization of the period from the Normans to the Aragonese is articulated in a pyramid at the top of which is the "feudality, the barons, vicecomites and miles, then come the bourgeoisie (comparable to today's bourgeoisie), then the stipendiaries of the Church, close the Muslims and the Christian-Greeks." We find in this period the practice of slavery as seen in the will of the Countess of Geraci and Collesano Elisabetta Ventimiglia drafted in 1372, in which the liberation of four slaves is arranged.
Let us return to the historical events of our country:
In 1252, the great Ventimiglia epic began, when Isabella of Normandy, a member of the royal house of Emperor Frederick II, married Henry Ventimiglia, son of William Ventimiglia of Liguria, who had come to Sicily ten years earlier in the Emperor's retinue , as well as husband of Emma the Swabian, a family member of the imperial court. The marriage between Henry and Isabella was propitiated by the Emperor himself for reasons of state, because the laws of the time did not allow a woman to be a county holder. The inclusion of the Ventimiglias in the royal family made these feudal lords assume a very prominent role in all the political and military events of Sicily in the following years and centuries (13th-18th centuries).
After the death of Frederick II the Swabian in 1250, Henry and the county entered more prominently into the climate of political and warlike events in Sicily.
In the Swabian era reigning Conrad II, Henry Ventimiglia invested himself with Geraci (1258) and obtained Collesano, Petralia Superiore and Inferiore, then Gratteri and Isnello. At that time Henry attended the Imperial Court in Palermo and refined his artistic taste and interest in the preservation of classical monuments. His intervention for the Cathedral of Cefalù dates from 1263. Restored at his own expense in honor of his two sons Manfredo and Pirruccio. He too is credited with the "Osteri" of Cefalù, the "Magno" and the "Piccolo."
The power of the Ventimiglias was such that Geraci became the center of the county, assuming prominent positions among the countries of the Madonie and over part of the Nebrodi, and its lord was named "First Count of Italy by the grace of God and Marquis of Sicily" a title that for a long time no one else had among the nobles of Sicily.
Geraci was also dominated by the Angevins who occupied the "Regnum" in 1266, after Manfredi's tragic death in Benevento. The county under Charles of Anjou was dismembered and granted along with Gangi and Castelluccio to Gaetano de Monfort. (letters of 1269-70) and (memorials of 1272-1274-1278).
During the War of the Vespers 1282-1302, the Count of Geraci (first Alduin and then Henry) led politically and militarily the "Swabian"-Aragonese party in the rebellion and war against Charles of Anjou. In the interregnum between the fall of Charles of Anjou and the coronation of Peter of Aragon, the Sicilians appointed a provisional government, and among those elected was Alduino Count of Geraci and Ischia. Alduino died in 1289. He was succeeded by Henry, who participated in 1299 in the destruction of Gangi, which had rebelled against King James of Aragon to spite the count.
Under the Aragonese dynasty, throughout Sicily nobles came to have a predominant influence even in the most important cities, and the Ventimiglias dominated Trapani, among other places (as did the Palizzi in Messina).
The Ventimiglias were so powerful that the County of Geraci, "from the Madonie to the sea," became "a state within the state" even going so far as to administer justice and mint its own coins. In fact in 1430 Alfonzo D'Aragona gave the Ventimiglias the most prized privilege "The right of full criminal jurisdiction" in his County of Geraci, and that of bequeathing the same right to his successors. "Right of merum et mistum inperium."


In 1315 Count Francis I Ventimiglia married Constance Chiaramonte Countess of Modica, repudiated in 1321 by papal dispensation because she was barren. In the same year he contracted marriage with Margaret of Antioch of the Counts of Mistretta. Giovanni Chiaramonte, in revenge for the affront he had suffered, ambushed Francesco Ventimiglia in an alley in Palermo, wounding him. Outraged, the sovereign banished Giovanni from the kingdom.
Upon Frederick's death on June 25, 1337, the kingdom passed to Peter II of Aragon, who surrounded himself with characters opposed to the Ventimiglias. (Palizzi, Chiaramonte etc,).
From 1338, the year of the death of Francesco I Ventimiglia, to 1354 the County of Geraci, after a bloody siege, was confiscated from Francesco Ventimiglia and given to the Palizzi, the Count having turned against King Pietro D'Aragona, not obeying the invitation to go to the Island Parliament called by the same. Subsequently by a privilege of June 20, 1354 of King Ludovico, the County was returned to the powerful feudal family. In 1360 the County of Geraci hosted the young king of Sicily, when the Vicar Euphemia died in Cefalù, Francesco Ventimiglia II was entrusted with the care of the Kingdom and of the young sovereign Frederick, who found delight in the Madonie forests.
When King Ludovico died, the kingdom passed to King Frederick, who reigned until 1377. Upon his death the government of the island was entrusted to four vicars, one of whom was Count Francesco Ventimiglia of Geraci and lord of the Madonie. In about 1388 the lords of Geraci obtained papal recognition of their own Vicariate, that is, their lordship over part of the territory of the Kingdom. With the death of Francesco II in 1391, the County of Geraci was dismembered in two and given to his sons Enrico and Antonio.
In 1392 Henry II Ventimiglia, one of the Vicars of the Kingdom, did not want to accede to the claims of the Aragonese with "Martin the Elder," and for this reason, after the Aragonese entered Palermo, the County was confiscated from him, which nevertheless returned to him in 1395.
The name of our town assumed very high esteem throughout southern Italy when John I Count and Marquis of Geraci, a valiant military commander who was even compared to "Caesar" for the many battles he won at the head of the Catalan army, became Viceroy of Naples and Sicily (1422).
By that time he had moved the capital of the Madonie "State" from Geraci to Castelbuono (1419), at the Belvedere Castle that one of his ancestors (Francis I Ventimiglia) had erected in 1316, on the hill of Ypsigro. In 1438 the County of Geraci became Marquisate, a highly coveted title. In 1606 the Marquis of Geraci was appointed Viceroy.
From that time Castelbuono assumed central functions, both administratively and militarily.                         
In the following years Geraci experienced a political and administrative life equal to that of many other inland Sicilian towns. A country devoted to agriculture and pastoralism, attentive to change and capable of fulfilling with great tenacity the tasks that the new realities imposed on it. 

Pictured: Vincenzo Luchini, Sicilia seu Trinacria, 1558. The territory of the county of Ventimiglia has been highlighted in the map (from Imago Siciliae: historical cartography of Sicily 1420-1860 edited by L. Dufour and A. La Gumina, Catania 1998).


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