Chiesa di Santa Maria della Cava

Ultima modifica 17 ottobre 2024

Santa Maria della Cava sorge all’interno di un bosco nel territorio tra Geraci e Castelbuono, a ridosso del profondo vallone dell’Annunziata. Recuperata in extremis dopo un secolare abbandono, la chiesa era in origine annessa a un monastero benedettino, noto attraverso le testimonianze documentarie; ha un’unica navata, piuttosto allungata, ed è conclusa da tre absidi, di cui quella centrale sporge all’esterno ed è decorata da lesene in pietra bianca collegate da archetti in mattoni. Della stessa pietra è pure la facciata, composta da ricorsi di conci squadrati, e il portale definito da tre diverse ghiere ogivali: la prima è formata da conci disposti radialmente e arrotondati nell’intradosso, quella intermedia da una sequenza di cerchi con motivi geometrici, mentre quella più esterna presenta un motivo a unghia. Una fascia decorativa a rombi, forse un in origine intarsiata con tasselli in pietra lavica, corre appena sopra il portale e si estende all’intera facciata, che nella parte sommitale presenta un oculo e due archetti per le campane.

L’austerità dell’interno, coperto da un tetto ligneo a capriate, era mitigata dagli affreschi che rivestivano la grande abside e le due minori ricavate nello spessore del muro (protesi e diaconico); nei frammenti pittorici è possibile riconoscere la Vergine affiancata dagli Apostoli, a figura intera e in posa frontale, mentre nell’absidiola settentrionale vi è la figura di un Santo che si staglia su campiture di colore divise in tre campi. Le pitture si estendevano anche alle arcate a rincasso che delimitano la conca absidale, recando nell’intradosso dei motivi geometrici a prismi triangolari, con facce alternativamente rosse e azzurre, mentre nei piedritti sono presenti degli ornati a racemi su fondo azzurro, contornate da fasce di colore rosso mattone e ocra.

A metà della navata sono presenti dei pilastri aventi l’alloggiamento per una trave trasversale, che possono essere interpretati come le parti residue dell’iconostasi in uso nelle chiese di rito ortodosso; inoltre nello spigolo settentrionale della facciata resta un’iscrizione in lingua greca, purtroppo in parte abrasa. Di fatti la bizantinizzazione della Sicilia, messa in atto sin dal VII-VIII secolo, superata la dominazione musulmana, giunse al periodo normanno e perdurò a lungo, soprattutto nei monasteri dell’ordine di San Basilio; in effetti la chiesa della Cava presenta delle precise analogie con alcune chiese del Val Demone annesse a cenobi basiliani e in particolare con Santa Maria a Mili San Pietro (già esistente nel 1092) e ancora con Santa Maria del Vocante, nel territorio di Santo Stefano di Camastra, e Sant’Alfio a San Fratello. Il complesso della Cava può quindi datarsi agli ultimi decenni dell’XI secolo, poco dopo la conquista normanna della Sicilia.

Sul fianco nord della chiesa si nota un invaso quadrangolare su cui doveva insistere il chiostro; esso era connesso alla chiesa dal portale che si apre in corrispondenza del presbiterio e, come dimostra il rinvenimento della base di alcune colonnine binate, doveva essere porticato.

Il monastero, che nella seconda metà del Trecento dovette passare ai Benedettini, venne «arricchito di pingue dote dal conte Francesco II», mentre nella relazione del visitatore regio Francesco Vento del 1542 figura tra le grangie dell’abbazia benedettina di Sant’Anastasia nel territorio di Castelbuono. Da allora e fino a tutto l’Ottocento esso ricoprirà un ruolo quasi esclusivamente economico, legato al vasto feudo boschivo che si estendeva attorno alla chiesa, amministrato e concesso in gabella dai priori, i quali venivano direttamente nominati dai signori Ventimiglia; proprio alla loro committenza va collegata la pregevole tela di provenienza fiorentina dell’Annunziata, oggi esposta in chiesa Madre.

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Church of Santa maria della cava

St. Mary of the quarry stands within a forest in the territory between Geraci and Castelbuono, close to the deep valley of the Annunziata. Recovered in extremis after centuries of abandonment, the church was originally annexed to a Benedictine monastery, known through documentary evidence; it has a single nave, rather elongated, and is concluded by three apses, of which the central one juts outward and is decorated by white stone pilasters connected by brick arches. Also of the same stone is the façade, composed of recourses of squared ashlars, and the portal defined by three different ogival lintels: the first is formed by ashlars arranged radially and rounded in the intrados, the middle one by a sequence of circles with geometric motifs, and the outermost one has a claw motif. A decorative rhombus band, perhaps one originally inlaid with lava stone tesserae, runs just above the portal and extends to the entire façade, which has an oculus and two bell arches at the top.

The austerity of the interior, covered by a wooden truss roof, was mitigated by the frescoes that lined the large apse and the two smaller ones carved into the thickness of the wall (prothesis and diaconic); in the pictorial fragments it is possible to recognize the Virgin flanked by the Apostles, full-length and in frontal pose, while in the northern apse there is the figure of a saint standing out against color fields divided into three fields. The paintings also extended to the recessed arches bordering the apsidal basin, bearing in the intrados geometric motifs of triangular prisms, with alternating red and blue faces, while in the piers there are racemeal ornaments on a blue background, surrounded by bands of brick red and ochre.

In the middle of the nave there are pillars having the housing for a transverse beam, which can be interpreted as the remaining parts of the iconostasis in use in churches of the Orthodox rite; also in the northern corner of the facade there remains an inscription in Greek, unfortunately partly abraded. As a matter of fact, the Byzantinization of Sicily, implemented since the 7th-8th centuries, having overcome Muslim domination, reached the Norman period and lasted for a long time, especially in the monasteries of the order of St. Basil; in fact, the church of the Cava presents precise similarities with some churches of Val Demone attached to Basilian cenobia and in particular with Santa Maria in Mili San Pietro (already existing in 1092) and again with Santa Maria del Vocante, in the territory of Santo Stefano di Camastra, and Sant'Alfio in San Fratello. The Cava complex can thus be dated to the last decades of the 11th century, shortly after the Norman conquest of Sicily.

On the north flank of the church we note a quadrangular encasement on which the cloister must have insisted; it was connected to the church by the portal that opens at the presbytery and, as shown by the discovery of the base of some coupled columns, must have been porticoed.

The monastery, which had to pass to the Benedictines in the second half of the 14th century, was "enriched with a rich dowry by Count Francis II," while in the report of the royal visitor Francesco Vento of 1542 it appears among the grange of the Benedictine abbey of Sant'Anastasia in the territory of Castelbuono. From then until the whole of the nineteenth century it would play an almost exclusively economic role, linked to the vast wooded fief that stretched around the church, administered and granted in gabella by the priors, who were directly appointed by the Ventimiglia lords; it is precisely to their patronage that the valuable painting of Florentine origin of the Annunziata, now on display in the Mother Church, should be linked.


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